Ormai è in atto il trapasso definitivo dall’essere reale dell’uomo alla sua immagine illusoria, questo trapasso però non riguarda più il decentramento originario dell’essere intellettivo nel suo riflesso psichico, nel quale è costituita l’anima in senso distintivo, ossia la coscienza razionale e discorsiva, ma il trapasso riguarda il riflesso psichico, il suo decentramento e la sua alienazione completa nell’ombra corporea, nella quale permane solo un’oscura traccia dell’Essere. In ragione di quanto abbiamo affermato, diventa importante esaminare la natura di ciò che esprime il fronte estremo dell’alienazione, la rivoluzione tecnocomunicativa volta ad immettere tutti gli uomini in ciò che ormai viene comunemente definito cyberspace o anche cyberworld, o infosfera. Diversi “studiosi” contemporanei definiscono il senso dell’alienazione postmoderna in diversi modi, ma in particolare si concentrano sul senso di ciò che noi consideriamo come tappa finale della catabasi, evidenziandone un solo aspetto, quello della cosiddetta “rivoluzione della comunicazione”, in funzione della costituzione della più ampia “simulazione integrale della realtà”, una simulazione entro la quale l’umanità dovrà essere immersa completamente, in modo tale che in una rete onnicomprensiva di interazioni virtuali possa essere globalizzata l’alienazione e fissata in un campo totalmente astratto dalla realtà. Gibson parlando dell’alienazione postmoderna, la definisce così: “Un’allucinazione vissuta



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