Nell’ambito della tradizione patria, Cicerone ha elaborato approfonditamente la concezione della virtvs romana, l’Ottimo Padre ha trovato nella filosofia platonica e in quella stoica, che egli ha sintetizzato in maniera esemplare, i mezzi per spiegare dialetticamente la natura della morale romana e quale sia l’essenza della virtvs trasmessa dal Mos Maiorvm. Tutto l’impianto dimostrativo che spiega la dottrina morale romana è stato impostato da Cicerone sulla dottrina della oikeiosis già esposta da Platone e da Aristotele e poi articolata in modo particolare dagli Stoici. Dapprima Cicerone definisce la natura dell’uomo e la identifica con la natura dell’animo, poi attribuisce all’animo una sostanza e un’identità divine[1]. Poi, in accordo con la tradizione filosofica, afferma che il bene dell’uomo viene attuato ponendo in atto la sua essenza, per cui la perfetta attività umana è quella propria della natura dell’uomo. Come più volte abbiamo mostrato, l’essenza dell’animo è costituita dalla mens, la cui perfetta attività corrisponde alla virtvs perfetta dell’animvs e perciò anche dell’uomo. Ma la mens in atto costituisce la sapientia, dunque la sapientia è la più alta virtù dell’essere umano, per cui chi possiede la sapienza è massimamente felice. Nella sapientia si trova la salute autentica dell’animo, colui che manca di



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