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Il problema del ricollegamento ideale alla romanità
e della legittimità di un’azione tradizionale romana nel tempo attuale Dopo aver trattato della presunta “riemergenza” della tradizione romana nel “tradizionalismo romano ” del Novecento, bisogna soffermarsi su un secondo elemento per porre in evidenza la debolezza e l’irregolarità di certi riferimenti alla romanità, ovvero il richiamo “ideale” e “immaginario” a Roma e alla sua tradizione religiosa. Al momento della costituzione del Movimento Tradizionalista Romano negli anni Ottanta, si pose il problema della “legittimità” di un’azione che si presentava come continuazione della “tradizione romana”. Allora in un libretto dal titolo Sul problema di una tradizione romana nel tempo attuale[1] si intese rispondere, fra le altre questioni che un’azione di un certo tipo sollevava, a quella della “legittimità”, che è strettamente legata a quella della “regolarità”. Nel libretto si pone una domanda, nella quale si afferma che la tradizione romana è irreversibilmente estinta, e dunque si chiede al M.T.R. come esso intendesse legittimare la sua posizione, in quanto afferma di rappresentare la “riemergenza” e la “restaurazione” della tradizione romana nel Novecento. A questa domanda il M.T.R. risponde in modo molto vago e generico, facendo riferimento ad una “indubbia” continuità culturale, religiosa e perfino iniziatica della “tradizione romana”, la quale si sarebbe