In accordo alla metafisica dell’azione tutto ciò che muove verso qualcosa, un og­getto, un fine, è dipendente dalla cosa verso cui muove, e perciò, come è noto, anche il nous è dipendente dall’Essere Intelligibile, da Dio in quanto Ente. Ma in questo caso, l’essenza intelligibile-intelligente dell’uomo si autofonda proprio nell’at­to della contemplazione immediata dell’Essere Intelligibile, è questo il suo atto pro­prio, che costituisce allo stesso tempo anche il suo essere individuato, l’essere pro­prio del vero uomo. In questo atto metafisico principiale si trova la libertà reale, che si colloca al di sopra del semplice eph’hemin di natura razionale o pratica, circoscritto all’azione temporale e all’ambito del divenire. Ogni tipo di “libertà esteriore” ha, in qualche modo, un carattere illusorio, sia essa di tipo pratico, o sociale, o politico, la libertà deve essere reale, non nominale, la li­bertas va attribuita al soggetto non in modo surrettizio ed inessenziale, come avviene nelle moderne società liberali fondate sul liberalismo, o negli ambienti pseudoreli­giosi irregolari o nell’ambito del tradizionalismo. La libertà assegnata in modo artificiale, o la libertà che si arroga il superbo, non corrispondono ad alcuna capacità di condurre in atto la vita dell’uomo, nemmeno nell’ambiente civile, sociale e pratico, tantomeno in ambito



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