Il termine latino bellvm si vuole derivato da dvellvm. Se scomponiamo il termine dvellvm abbiamo dvo-lvm, dove dvo- sta per due-diade-diadicità, e –lvm viene da lvcm, ossia lvc-men, composizione che indica “lo splendore delle cause lucenti”, l’illuminazione derivata dalla Luce Divina. L’attività del duellare equivale dunque allo splendore della diadicità, al rilucere della tensione duale. Se poi attribuiamo a dvellvm la radice daio, con significato di ‘ardo’, ‘incendio’, dvellvm starebbe in tal caso per “lo splendore dell’arsione”, l’illuminazione dell’incendio. Se invece ci atteniamo alla radice bel-, derivata da ben-, benl-, che indica “ciò che è dispiegato secondo ordine”, infatti ben-nvs è la disposizione dell’intelligenza secondo l’ordine, avremo che bel-lvm è “lo splendore di ciò che è disposto secondo ordine”, è la disposizione secondo l’ordine dell’illuminazione-limitazione divina. Il termine dvellvm dunque, nel ricco complesso semantico che riunisce, indica l’affrontarsi duale di due parti opposte in atto di ardere e conflagrare, in vista di una disposizione all’ordine della Luce. Di solito, anche molti noti studiosi profani, parlano di “guerra” a Roma”[1], di una Roma “guerriera”, del romano come un “guerriero”, di Marte come Dio della “guerra”, dell’esercito romano come il più abile in “guerra”, e via discorrendo. Ma a Roma non esiste



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