La condizione dell’animo, per la quale egli può esercitare un vero giudizio libero, è quella del prvdens che possiede la virtù della prvdentia, la scienza del giusto e dell’ingiusto, per merito della quale l’animo esercita la volontà libera e il comando retto nell’azione. Coloro che sono ancora sulla via della virtù e non hanno ancora ottenuto la prvdentia, non posseggono un libero arbitro compiuto, effettivo ed autonomo, perciò devono ancora essere diretti e sottoposti al coman­do e alla guida del prvdens, della lex e del mos, mentre tutti coloro che non hanno in atto alcuna disciplina volta alla virtù sono completamente privi di libero arbitrio, per cui giacciono abbandonati alla vita viziosa e all’immoralità[1]. Dunque, un atto morale, per essere tale, deve essere compiuto liberamente, l’arbitrio del giudizio deve essere esercitato senza impedimenti, perciò, nel com­plesso dell’atto libero di arbitrio devono essere presenti tre condizioni fondamen­tali: l’atto deve essere volontario, perciò la volontà non deve essere determinata da agenti esterni ad essa, di qualsiasi tipo; l’atto deve essere rettamente delibe­rato, cioè deve essere prodotto attraverso un preciso processo deliberativo, non deve costituirsi per accidente; l’atto deve avvenire a partire dalla retta conoscenza delle cause, delle circostanze e degli enti coinvolti



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