
La struttura della religione romano-italiana: animo religioso, pietas e culto del Divino
Vol. II
di L.M.A. Viola
L’opera La Religione degli Italiani è suddivisa in tre volumi: nel primo volume ha trattato delle origini e dei fondamenti della via religiosa romano-italiana; in questo secondo volume esamina gli aspetti strutturali della religione stessa, a partire dall’animo religioso che consente la pietas e il culto rivolto al Divino.
Un elemento imprescindibile del culto è il rispetto del Mos Maiorvm.
In senso generale il Mos è l’insieme degli institvta maiorvm, nel quale si trovano le misure della condotta religiosa della civitas e, più in generale, del civis romanvs, in quanto il Mos è institvtvm vitae capere. Il Mos patrivs costituisce il principio invariabile di misura da cui dipende tutta la metretica assiologica, religiosa e civile, dell’homo romanvs, perché il Mos è una misura divina oggettiva dell’azione che inerisce all’essenza del Genio romano, attraverso la quale esso attua la sua natura, il suo ufficio e il suo fine, dunque il suo bene. Se non segue il Mos patrivs l’uomo romano-italiano si colloca al di fuori dalla retta attuazione del suo essere, perciò i Padri hanno sempre indicato i Mores Maiorvm come criterio di verità sapienziale e di rettitudine civile e morale della condotta religiosa che ogni homo romanvs deve osservare strettamente. In sostanza ciò che è conforme a Mos è sempre ivstvs, ciò che non è conforme a Mos è sempre inivstvs, fra Mos e Ivs esiste dunque una stretta relazione.
La religione della civiltà romano-italiana non è una vaga, confusa, sentimentale aspirazione dell’uomo verso il sovrannaturale, né si riduce alla devozione irrazionale ad un ente superiore, non è nemmeno una ricerca razionale a tentoni del Principio di tutte le cose, ma è un’attività specifica della mens sapiens, dunque è un’azione che procede dalla conoscenza vera ed oggettiva dell’Ordine Divino dell’Essere, nel quale sono fondate tutte le cose. La religione è la rispettosa attuazione di una Lex Divina Aeterna che fonda la Giustizia Universale e regola il Tutto, in accordo con l’essere necessario del Dio Supremo.
L’animo dell’uomo, in quanto ultimo grado della teofania divina dell’Animo Supremo, è ciò attraverso cui la Gloria Divina viene resa immanente nel piano umano, esso ha un ufficio trascendente da compiere con il suo essere religiosvs, costituire nell’immanenza dell’Orbe l’ultimo grado della Regalità Divina con il dispiegamento completo della Sovranità di Dio nell’intera Esistenza Universale. L’animo non può esimersi dal suo compito, perché viene “giudicato” dal Sommo Dio a seconda della sua obbedienza al compito che gli ha assegnato.
L’animvs pivs è il solo che permane conforme al suo essere proprio, radicato nell’essere di Dio, egli è stabile nel Bene. Perciò l’animvs pivs è anche beatvs e fruisce della beatitvdo a diversi livelli. In quanto stabile nella sua natura, l’animo pio è sempre conforme alla Volontà di Dio, perciò tutti i suoi atti sono sempre concordi con l’Ordine Provvidenziale Eterno, quindi il pivs è anche felix in diverso grado. Il termine felicitas è proprio della religione romano-italiana, con esso si indica il pieno accordo dell’azione umana con la Provvidenza Divina, da cui deriva la fruizione stabile e la disposizione religiosa del Favore Divino da parte dell’animo pio.
pp. 424, formato 17×24, brossura, 34,00 €
Sommario
Capitolo I
Mos Maiorvm e Traditio Morvm
I. a. Identità romana e mentalità religiosa e civile. L’unità del sacro e del politico nella visione religiosa romano-italiana
I. b. Re, Patriziato e Padri come costitutori originari del Mos Maiorvm
I. c. Mos Maiorvm: la misura divina dell’animo romano-italiano
I. d. Mos e Ivs. Il fondamento dell’ordinamento civile e della vita secondo giustizia del civis
I. d. 1. I principi divini del Ivs e le basi metafisiche del diritto
I. d. 2. I fondamenti metafisici del Mos Maiorvm e le sue relazioni col Fas e il Ivs
I. e. La definizione del Mos Maiorvm, la sua osservanza e la conservazione dell’identità dell’uomo romano-italiano
I. f. Il Padre come Maestro e il figlio come discepolo: la formazione nel Mos Maiorvm
I. g. La formazione al Mos Maiorvm dal periodo antico alla scuola imperiale
Capitolo II
Vir romanvs, civis religiosvs.
Natura, modello e fine
II. a. Romanitas classica e modello originale del civis religiosvs
II. b. Classicvs e romanitas, antiqvitas e traditio
II. c. Senatvs, Patres Avctores e Mos Maiorvm
II. d. Il Senator orator, il modello del romanvs perfectvs nella tradizione
II. d. 1. La definizione del vir vere romanvs, la funzione della philosophia e degli stvdia hvmanitatis
II. d. 2. La concordanza fra l’ascesi romana nelle virtvtes secondo la pietas e l’ascesi filosofica alla divinizzazione
II. d. 3. L’orator, l’optimvs civis e la compiuta attuazione universale della romanitas
II. e. L’uomo romano-italiano: qualità generali, mentalità e valori
Capitolo III
La struttura della via religiosa romano-italiana
III. a. Divinitas, Providentia, Fatvm
III. a. 1. Divinitas, la Unità Non Duale del Divino Supremo
III. a. 2. La Providentia Divina Svprema e le sue gradazioni immanenti
III. a. 3. L’Uno-Bene e l’attività provvidenziale intesa come Amor
III. a. 4. La concezione integrale dell’Unità Triadica del Divino e le sue riduzioni
III. a. 5. La Provvidenza e il Fato: precisazioni preliminari
III. b. Providentia Romana
III. b. 1. La concezione della Providentia-Pronoia in ambito greco, platonico e stoico
III. b. 2. La disciplina romana della prvdentia e le sue analogie con la prassi stoica
III. c. Fortvna Romana
III. d. Fatvm
III. d. 1. Ivppiter, Dio Padre Onnipotente e il Fatvm
III. d. 2. L’Opera Divina, le Sue Leggi e il Mondo
III. d. 3. Il Fato Universale e il fato dell’uomo: le relazioni fra la virtù e la fortuna
III. d. 4. La concezione del Fato nella religione greca e le sue relazioni con la concezione del Fato nella religione romana
III. d. 5. La vita dell’uomo come recita teatrale di una parte assegnata: la predestinazione e la libertà divina conseguita attraverso l’Amor Fati
III. e. Fas e Ivs: i fondamenti di Ivstitia e Pax
III. f. La Giustizia Divina e il male
III. f. 1. L’osservanza della Giustizia Divina come condizione della costituzione del Bene
III. f. 2. La natura del Bene e del male
III. f. 3. L’accordo della filosofia platonica e stoica e della religione romano-italiana sulla natura del male
Capitolo IV
La costituzione dell’animo religioso romano-italiano
IV. a. L’animvs hominis e la composizione dell’uomo vivente
IV. a. 1. La natura divina dell’animo dell’uomo e la sua generazione olimpica
IV. a. 2. La genesi dell’anima e la catabasi che costituisce l’incarnazione
IV. a. 3. La funzione religiosa provvidenziale dell’uomo
IV. b. La religione come obbligazione giuridica divina
IV. c. L’animo e il suo ufficio religioso teofanico. I fondamenti metafisici dell’officivm e della honestas
IV. c. 1. Sul senso dell’officivm e della honestas
IV. c. 2. La religione degli uffici e la perfezione del divinvm officivm dell’uomo onesto
IV. c. 3. Lo scopo della religio: azione secondo Provvidenza, statuizione della Giustizia Divina e realizzazione della Pace nell’uomo e nell’Orbe
IV. d. Natura, fondamenti e scopi della pietas
IV. d. 1. L’essenza della pietas e la sua funzione salutare
IV. d. 2. Le condizioni di esercizio della pietas
IV. d. 3. Castitas e pvritas quali virtù indispensabili per il regolare esercizio della pietas
IV. d. 3. 1. La natura della castitas e della pvritas
IV. d. 3. 2. I livelli della castitas e della pietas
IV. d. 3. 3. Essenza e forma nell’esercizio della pietas: criteri di distinzione del vero culto
IV. d. 3. 4. L’essenza della pietas e dell’atto religioso: l’animvs pivs, honestvs e fidelis
IV. d. 4. Gradi della religio-pietas
IV. d. 4. 1. Castitas, sanctitas, avctoritas e pietas
IV. d. 4. 2. La disciplina religiosa negli stati inferiori dell’uomo
IV. d. 4. 3. L’elevazione dell’animo all’Olimpo e i gradi di perfezione della religione e del sacerdozio
IV. d. 5. Le condizioni giuridiche universali della pietas
IV. d. 6. L’animvs pivs e l’impietas
IV. d. 7. Enea, il pivs esemplare e il modello divino della pietas
IV. e. La Pietas e la Fides
IV. e. 1. Il senso del credere
IV. e. 2. La natura della fides religiosa e il suo rapporto col credere
IV. e. 3. Le dinamiche intrinseche ai diversi livelli della fides
IV. e. 4. La Dea Fides e la fides divina di Numa
IV. e. 5. La fermezza del vir romanvs nella fede
IV. e. 6. Enea e l’esempio della honestas fides
IV. f. Credere Deos, Deos seqv
IV. f. 1. La dimensione fondamentale del credere Deos
IV. f. 2. Deos seqvi: la via alla divinizzazione mediante la perfetta obbedienza alla Provvidenza Divina
IV. g. La costituzione della modestia quale virtù fondamentale dell’animvs religiosvs et pivs
IV. g. 1. La conoscenza di sé e la natura della modestia
IV. g. 2. L’animvs modestvs, la pura azione sacrificale e la Salute Publica
IV. g. 3. L’animvs modestvs e il retto timore di Dio quale base di ogni azione giusta
IV. g. 4. Le conseguenze della mancanza di modestia e l’illusione della pietas
IV. h. Modestia e Gravitas
IV. h. 1. La gravitas e le modalità della sua costituzione
IV. h. 2. Il vir gravis
IV. h. 3. Le figure esemplari della gravitas
IV. h. 4. La levitas, la negazione della gravitas e il suo disprezzo da parte dei Padri
IV. h. 5. Il carattere negativo della levitas e le conseguenze che questo vizio produce nella vita dell’uomo
IV. i. La negazione della modestia: la svperbia e l’impietas
IV. i. 1. Roma, la costituzione dell’Impero Universale e la lotta nei confronti di ogni genere di superbia
IV. i. 2. La svperbia: origine, natura, conseguenze
IV. i. 3. Aspetti della superbia individuale e gradi della sua gravità
IV. i. 4. La superbia e la catena del vizio che da essa si produce
IV. i. 5. Svperbia e hvmilitas, l’assenza di modestia e l’impossibilità della pietas
IV. i. 6. La svperbia, il peggior male che l’animo patisce
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