Il libro di Levene dedicato a Livio espone i fondamenti della prassi religiosa romana, imperniata sulla costante lettura delle “comunicazioni” inviate dagli Dei e nell’ininterrotta azione volta a concordare o a ripristinare l’accordo con gli Dei, affinché ogni opera di Roma, svolta dalle sue autorità legittime, potesse essere sempre rispettosa della Providentia e della Ivstitia Divina, in funzione del mantenimento o del recupero della Pax Deorvm Hominvmqve.
In particolare Levene mostra come il “soprannaturale”, il Divino, fosse dai romani avvertito operare con la sua attività numenica nell’immanenza della vita dell’uomo, del popolo e della città, tanto che ogni azione romana veniva svolta tenendo sempre conto dell’onnipresenza dell’azione degli Dei, e dunque anche delle loro disposizioni favorevoli o sfavorevoli rispetto allo svolgimento di certe azioni, specialmente belliche.
… La virtù fondamentale attraverso cui l’uomo religioso romano, e specialmente l’autorità civile, che possedeva l’imperivm e poteva dirigere con successo l’opera di Roma, mantenere e ripristinare l’accordo con gli Dei, era la pietas…. Nella pietas l’uomo religioso si annullava nella Divinità, i duci romani, ognuno dei quali aveva il carattere di “diligentissimvs religionvm cvltor” (Livio V, 50, 1), apparivano svolgere un’azione sacrale e rituale potente, tanto che, compiuti determinati riti, la vittoria di Roma seguiva inevitabilmente. La religione aveva una specifica “potenza magica”, proprio perché l’uomo pio, la cui volontà individuale era stata annullata e trascesa attraverso il suo accordo con la Volontà Divina, faceva sì che in esso operasse la stessa potenza divina…Levene, svolgendo un’analisi dettagliata dei vari libri dell’opera liviana, mette in luce le strette relazioni che esistono fra pietas e vittoria e impietas e sconfitta, allo stesso modo…
…rivela la stretta relazione che sussiste fra la retta condotta morale del Popolo Romano e il favore, la prosperità e la salute dati dagli Dei, oppure lo scadere nel vizio e lo sfavore, le carestie, le pestilenze e diverse altre sciagure inviate sempre dagli Dei a causa della deviazione morale.
… Livio ha descritto la storia esemplare di Roma con uno scopo, perché, in accordo con le parole di Cicerone: “Historia vero testis temporvm, lvx veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nvntia vetvstatis” (De oratore, II, 9, 36), dalla storia si prenda l’insegnamento magistrale, i documenti storici devono essere perciò dei monvmenta, ossia ammonimenti alla condotta virtuosa, in essi si trova ciò che va imitato per il bene dell’uomo e della Res Pvblica, ciò che va evitato per il loro male (Livio, Praefactio).
Un’opera rispettosa e importante per…mantenere viva la memoria e l’amore imitativo delle gesta dei Maggiori, quell’amore romano che lo stesso Livio ha voluto suscitare con la sua monumentale scrittura.
David Samuel Levene
Insegna alla New York University dal 2006, prima ha insegnato a Oxford, Durham e Leeds. I suoi principali interessi sono la letteratura in prosa latina (in particolare la storiografia e la retorica), la religione romana e la storia della Repubblica romana. Ha scritto numerosi articoli e due libri su Livio: Religion in Livy (Leiden, 1993) e Livy on the Hannibalic War (Oxford, 2010. Altre sue pubblicazioni includono articoli sulla definizione di un dio romano, sulla memoria storica a Roma e su vari autori, tra cui Sallustio, Cicerone, Tacito, Polibio, Pompeo Trogo, Quintiliano e Cornelio Nepote.