La condizione fondamentale perché l’animo possa esercitare un atto morale retto, come abbiamo visto, è costituita dalla modestia. Nella parola “modestia”, come nella parola “mo­rale”, si trovano radici med-, mod-, che, a loro volta, hanno un radicale in ma-, il cui significato è “principio del misurare”. Noi possiamo parlare di moralis, o di actio moralis, come di “ciò che è compiuto secondo misura”, in particolare secondo la misura dell’essere che compie l’atto e, nella sua perfezione, secondo la Misura dell’Essere Divino. Nell’atto morale dell’animo religioso romano-italiano questi elementi sono unificati, in quanto l’atto svolto è secondo la misura del suo essere quando attua la Misura dell’Essere Divino in lui e, per tramite di lui, nel mondo. In ogni caso la condotta modesta dell’animo, conforme alla Misura dell’Essere e dell’Essenza Divina, può avvenire solo secondo retta mora­lità e dunque secondo retta ragione. In senso generale la morale riunisce una scienza e una pratica, la prima defi­nisce quale sia il Bene in sé, ed in particolare il bene dell’uomo, mentre l’altra stabilisce le condizioni che consentono di praticare e attuare il bene. La scienza e la pratica morale costituiscono l’insieme della disciplina centrale dell’uomo religioso, attraverso la scienza morale egli raggiunge la



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