Coloro che assumono un’impropria posizione “purista” si pongono in maniera unilaterale nei confronti della filosofia a Roma. In tal caso vogliamo iniziare il discorso precisando alcune cose relative ai parametri che dovrebbero qualificare la natura della critica e dei critici. Dopo quanto abbiamo già espresso più sopra, prendiamo atto del fatto che esistono degli studiosi profani di grande fama a cui si riferiscono gli pseudotradizionalisti, i quali dopo aver preso l’impostazione superba propria del “critico profano” hanno l’ardire di criticare il Senato, Numa, gli Scipioni, Cicerone, Virgilio e Augusto, solo per citare alcune delle grandi personalità autorevoli fatte oggetto di “accuse”. Ma chi sono esattamente questi “critici”, qual è il loro reale stato? Hanno essi una rigorosa formazione operativa, o anche solo dottrinale di tipo filosofico? È chiaro che, per dare un basilare fondamento alla critica, e per rendersi conto se quanto viene elaborato dal giudizio di tali persone sulla filosofia è corretto, è necessario avere una formazione filosofica tradizionale adeguata. Il “critico” è in grado di accertare se quanto afferma è solo opinione o vera scienza? È in grado di dimostrare come si possa addivenire ad un risultato veritiero nella ricerca della scienza? È possibile che il “critico” elabori



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